STORIA DELLA RAZZA: LE ORIGINI DEL CANE DI SAN BERNARDO

"Il soccorso", Landseer - 1820

Il Cane di San Bernardo è un molosso che ha come progenitore il mastino tibetano. I monaci dell’Ospizio del Gran San Bernardo,  fondato da Bernardo da Montone (il futuro santo), ne selezionarono la razza a partire dal 1600, inizialmente a scopo di guardia: i valichi alpini delle alpi Svizzere erano infatti tratte fondamentali per i collegamenti con il resto d’Europa, ma erano bersaglio di briganti che li rendevano pericolosi per i viaggiatori. Inizialmente questi cani erano molossi pesanti discendenti dai grandi mastini “romani”, molto diffusi nel territorio.

Secondo altre teorie sull’origine della razza, i cani dell’Ospizio sarebbero stati i cani da capanna donati dai contadini dei terreni vicini: questo viene confutato dai registri, consultabili presso il Museo Nazionale di Berna, in cui si mostra l’ambizione delle famiglie aristocratiche dei cantoni svizzeri nel conservare la purezza dei grandi molossi.

Inoltre, osservando i dipinti dell’epoca, quali i celebri quadri di Landseer, i cani raffigurati già ricordano i futuri San Bernardo nelle proporzioni e convergenza delle teste.

Tali cani vennero presto impiegati per tracciare la pista nella neve fresca e dimostrarono da subito incredibili capacità nel ritrovare viandanti sperduti nelle intemperie.

Tra di loro, è celebre Barry I, a cui è stato attribuito il salvataggio di quaranta persone. La risonanza per la razza arrivò nel 1800, quando i militari delle truppe di Napoleone, colpiti dalle doti di salvataggio di questi cani, ne diffusero la fama in tutta Europa. Pare che la regina Vittoria d’Inghilterra ne possedesse una coppia. 

La denominazione di “Cane di San Bernardo” si ha solo nel 1862, e per la stesura del primo standard di razza si dovrà aspettare il 1887.

Già a partire dalla seconda metà del XIX secolo ci si era resi conto dei danni provocati dalla eccessiva consanguineità tra i riproduttori dell’allevamento dell’Ospizio. Per questo motivo, prima si ricorse all’incrocio con  i mastini pesanti presenti nelle valli, e poi con il cane di Terranova ed il cane da montagna dei Pirenei, ritenuti i più adatti per similitudini fisiche ed attitudinali e con lo scopo di infoltire il manto. Frutto di tale incrocio fu la comparsa del pelo lungo: questa variante si rivelò controproducente nell’ambiente montano, dove la neve attaccata al pelo appesantiva solamente l’animale. I monaci tenevano quindi solamente i soggetti a pelo corto, cedendo quelli a pelo lungo che diventarono però la variante più diffusa tuttora.

John Emms, 1844 - 1912
altro dipinto di John Emms

Con il crescere della popolarità e diffusione della razza in Europa, come spesso accade, crebbero anche le deviazioni allo standard originale. Vennero introdotti incroci con Mastiff inglesi ed altre razze, e la selezione era volta ad accentuare caratteristiche esclusivamente estestiche (mole, pelo, lassità della pelle..) a discapito della funzionalità. La seconda guerra mondiale arrecò gravi danni alla razza, come accadde a molte altre.

I San Bernardi della c.d. Golden Era (1920-1940), iniziata con la nascita di Emir von Jura in Svizzera, rappresentavano all’epoca lo standard di razza, mentre hanno ben poco in comune con gli attuali soggetti Svizzeri e Tedeschi. Tutto questo fu causato da una grave mancanza di basi cinotecniche e storiche di giudici e dirigenti dei club nazionali. Le vecchie versioni svizzera e tedesca sono ad oggi riscontrabili quasi esclusivamente nel cosiddetto tipo italiano.

Il recupero del cane di San Bernardo, in una chiave di bellezza funzionale e zootecnica, si deve soprattutto all’opera di Antonio Morsiani, importante allevatore e studioso della razza che, con il suo Allevamento del Soccorso (fondato nel 1939), contribuì alla rinascita morfologica e funzionale del San Bernardo nel dopoguerra in Europa.

Fonti:

“Il cane di San Bernardo”, Antonio Morsiani, 1993